Marco Mignogna

November 25, 2022

Lo scopo della filosofia secondo Seneca

Scopo della filosofia di Seneca non è una pura e astratta conoscenza, bensì il raggiungimento di quegli effetti che la conoscenza può produrre sull'uomo.

Un concetto di base è il seguente:

i grandi mali non stanno tanto nelle cose, quando nella valutazione sbagliata che noi ne diamo. Pertanto, non sono le cose in sé a dover essere modificate, ma il nostro animo e il nostro modo di pensare.

Il compito del filosofare consiste allora nell'aiutare l'uomo a modificare le valutazioni che dà alle cose. Il valore che noi diamo alle cose dipende infatti dal modo con cui le accogliamo, e quindi dalla configurazione che assumono nel nostro animo. Hanno dunque quel valore che noi attribuiamo loro. 

Leggiamo ora il testo che assume la portata di manifesto programmatico del pensiero di Seneca:

«E allora?», domandi. «È lo stesso starsene sdraiati a un banchetto ed essere torturati?» Ti sembra strano? Dovresti meravigliarti maggiormente di questo: starsene sdraiati a un banchetto è un male, essere disteso su un cavalletto è un bene, se là ti comporti in modo vergognoso e qui in modo virtuoso. Non è la materia, ma la virtù a rendere questi o beni o mali; ovunque essa si manifesti, tutto diventa della stessa grandezza e dello stesso valore. Ora vorrebbe cavarmi gli occhi quel tale che giudica l’animo di tutti in base al suo, perché affermo che per chi giudica con onestà sono uguali i beni di chi celebra il trionfo e di chi è condotto davanti al carro trionfale come prigioniero, ma con animo invitto. Infatti, gente simile ritiene impossibile ciò che essa non può fare: esprime un giudizio sulla virtù in base alla propria debolezza. Perché ti stupisci se l’essere bruciati, feriti, uccisi, incatenati può essere gradito, anzi può addirittura piacere? Per il dissoluto la frugalità è una pena, per il pigro la fatica è un supplizio, l’effeminato compatisce chi è operoso, per l’indolente applicarsi è un tormento: allo stesso modo crediamo difficili e insopportabili quelle cose di fronte alle quali ci sentiamo deboli, dimenticando che per molti è un tormento non avere vino o alzarsi all’alba. Non sono cose difficili per natura, siamo noi fragili e fiacchi. Delle cose grandi bisogna giudicare con animo grande; altrimenti attribuiamo alle cose difetti che, invece, sono nostri. Così un’asta drittissima, quando è immersa nell’acqua, appare a chi guarda curva e spezzata. Ciò che conta è non solo che cosa guardi, ma in che modo la guardi: il nostro animo si annebbia guardando la verità. Dammi un giovane incorrotto e di intelligenza vivace: dirà che gli sembra più felice chi sopporta a testa alta tutto il peso dell’avversità, chi si eleva al di sopra della fortuna. Non è straordinario non essere scossi quando tutto è tranquillo: meraviglia che qualcuno si sollevi là dove tutti si lasciano abbattere, che qualcuno stia in piedi là dove tutti giacciono a terra. Che cosa c’è di male nei tormenti e nelle altre cose che chiamiamo avversità? A mio parere questo: il venire meno, il piegarsi e il lasciarsi sopraffare dell’animo. Niente di tutto ciò può accadere all’uomo saggio: sta diritto sotto qualsiasi peso. Niente lo abbassa; nessuna contrarietà da sopportare gli riesce sgradita. Infatti egli non si lamenta che gli sia capitato tutto quanto può capitare a un uomo.

About Marco Mignogna

Stoic Life Coach | Ricercatore Spirituale | Divulgatore

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