Mirko Corli

March 18, 2024

L'Egitto e le elezioni europee

L'Europa, tramite l'iniziativa della presidenza della Commissione Europea, pagherà l'Egitto oltre 7 miliardi di euro per gestire al posto suo parte delle migrazioni su suolo africano, prima ancora che i migranti possano arrivare sulle coste europee.
Ursula von der Leyen è andata in Egitto nel weekend accompagnata da Giorgia Meloni e dal premier greco per siglare l'accordo con il regime egiziano.

Non è il primo accordo di questo tipo, perché l'Europa ne ha con la Tunisia e la Turchia (e l'Italia ne ha appena fatto uno con l'Albania), ma rivela in modo esplicito un paio di cose sulle prossime elezioni europee.

Ursula von der Leyen è il candidato del Partito Popolare Europeo a fare il presidente del governo dei 27, la Commissione Europea. Incarico che riveste già da 5 anni e che si è candidata a rivestire ancora.

Serve una premessa.
In Europa è sempre valsa la regola dello Spitzenkandidat, ovvero: tutti i partiti europei indicano il loro capolista come candidato futuro alla presidenza della Commissione Europea. Il partito che vince nomina poi il presidente.

Nella scorsa tornata, il presidente della Commissione Europea avrebbe dovuto essere Manfred Weber, deputato tedesco del PPE, risultato il partito vincitore delle elezioni. Ci fu però una convergenza di interessi tra Macron e Merkel per indicare invece la von der Leyen, all'epoca ministro del governo tedesco. Si ruppe insomma questa tradizione dello spitzenkandidat per rinforzare l'allenza di intenti tra Francia e Germania.

Oggi, Ursula ha scelto di riconfermarsi per altri 5 anni e, per farlo, ha chiesto di nuovo l'appoggio di Macron (la Merkel non c'è più e il rinnegato Manfred Weber, pronto alla vendetta, invece sì) e lo ha ottenuto in cambio, ovviamente, di uno sbilanciamento della sua politica verso la visione francese. Anche a partire da lì sono state "parcheggiate" le misure restrittive in termini ambientali e green, le misure "contro" gli agricoltori, etc.

Tornando a oggi, per essere eletta di nuovo a capo della Commissione Europea, la von der Leyen deve prendere il voto di 15 capi di governo europei su 27 totali.
Il PPE verosimilmente vincerà in 13 stati, quindi a Ursula mancano 2 voti.
Uno sarà probabilmente quello del governo di destra ceco, l'altro è - con ogni probabilità - quello di Giorgia Meloni e del governo italiano. 

Non è un caso che le due viaggino parecchio insieme negli ultimi tempi, né che la von der Leyen sia stata spesso in Italia, a partire dall'alluvione in Romagna.
La Meloni si sta ritagliando un ruolo in Europa, quantomeno utile a trattare, a capo del lato destro del parlamento europeo che uscirà dalle elezioni: idealmente, tutto ciò che starà a destra dei popolari sarà qualcosa su cui la Meloni potrebbe avere un'influenza.
Se ne parla molto bene qui: https://www.politico.eu/article/giorgia-meloni-europe-donald-trump-ursula-von-der-leyen/

Non va dimenticato anche il ruolo avuto dalla Meloni nel far "ragionare" Orban in un paio di occasioni in cui il veto ungherese rischiava di bloccare le decisioni europee sull'Ucraina.

Ovvio dunque che, per assicurarsi un voto chiave per ambo le parti, si facciano cose insieme. Come andare in Egitto a dare soldi per fermare i migranti in partenza: soldi che, contrariamente a quanto accade di solito, saranno elargiti direttamente al governo egiziano e non legati a progetti di sviluppo congiunti EU-Egitto.

Sulle dinamiche di queste lotte e di questa particolare unione che, sulla carta, fa bene a entrambe, c'è una bella puntata di EUporn, il podcast di Storielibere per Il Foglio: https://www.spreaker.com/episode/ep-110-la-seconda-stagione-di-ursula-s-intitola-i-nemici-14-marzo-2024--59047957