Marco Mignogna

November 29, 2022

Quello del filosofo è il mestiere più pericolo del mondo

Quello del filosofo è il mestiere più pericoloso del mondo.
La lista dei personaggi che hanno pagato con la vita le proprie idee è infatti insospettabilmente lunga.

Per iniziare da Socrate, che accettò di bere la cicuta per non calpestare la sacralità delle leggi della sua città, anche se ingiuste. E per proseguire con Seneca, al quale Nerone fece chiedere gentilmente di tagliarsi le vene. E poi Severino Boezio, il filosofo cristiano del V-VI secolo fatto strangolare dal re d’Italia Teodorico per sospetto collaborazionismo con l’Impero di Oriente; Thomas More, mandato al patibolo da Enrico VIII per essersi opposto allo scisma anglicano; Giordano Bruno, arso vivo dall’Inquisizione; Moritz Schlick, fondatore del Circolo di Vienna, assassinato da uno studente a causa della sua filosofia “antimetafisica”; Giovanni Gentile, ucciso dai partigiani dei GAP.

Non meno lunga è la lista dei filosofi scampati a un tragico destino per un soffio.

E va da Aristotele, obbligato a fuggire da Atene dopo la morte di Alessandro Magno del quale era stato tutore, in seguito alla ribellione antimacedone divampata in Grecia, fino a Galileo, costretto ad abiurare il Copernicanesimo per evitare tortura e rogo.

Non si sottrasse a tale destino neppure Platone, considerato quasi unanimemente il filosofo che dette al pensiero occidentale l’impronta destinata a segnarne il suo intero sviluppo, fino al nostro secolo (e sicuramente oltre). Egli, infatti, visse tra la quiete della sua scuola ateniese, l’Accademia, e una serie di traversie di ogni genere.

Già dopo la morte del suo maestro Socrate, narra lo storico Diogene Laerzio, Platone fu costretto ad autoesiliarsi da Atene, insieme ad altri discepoli, per timore della crudeltà dei Tiranni (che nella fattispecie erano gli esponenti del regime democratico), e riparare a Megara, città retta da un regime oligarchico, più consono alla sua visione politica, e dove si trovava un altro suo condiscepolo, Euclide il Socratico.

Poi, nei tre viaggi, già pericolosi in sé, compiuti a Siracusa alla corte dei tiranni Dionigi il Vecchio e Dionigi il Giovane, e in altre città della Magna Grecia, subì una lunga serie di vicissitudini; fu venduto come schiavo e spedito nell’isola di Egina, nemica di Atene, dove fortunatamente fu riscattato dall’ex compagno Anniceride; a Siracusa fu prima messo ai “domiciliari” e gli fu impedito di tornare in patria, e in seguito imprigionato da Dionigi il Giovane e liberato solo grazie all’intervento di Archita, suo amico e governatore di Taranto, nonché eccellente filosofo e matematico. Anche Archita, peraltro, andò a ingrossare la lista dei filosofi vittime di morte violenta, rimanendo ucciso in un naufragio (o in combattimento) nel corso di una spedizione militare nel Gargano.

Non è un caso che la sorte di tanti filosofi sia stata così nefasta. 

Anzi, è la dimostrazione che le idee possono rappresentare un’arma letale contro i regimi politici, non solo quelli tirannici oppure oscurantisti ma anche quelli democratici, come la vicenda di Socrate insegna. 

La forza del pensiero ha realmente la possibilità di sovvertire uno Stato e le sue istituzioni molto più di quella delle armi. E questo i governanti greci dell’età classica lo sapevano bene, tanto da utilizzare, quando si sentivano buoni, lo strumento dell’esilio con impressionante frequenza: ne furono vittime anche Anassagora e, per spostarci in altri ambiti del sapere, Tucidide ed Euripide. 

Ma, fra tutti gli intellettuali, i filosofi hanno sempre rappresentato gli avversari più coriacei, perché sono sempre stati visti non come semplici propugnatori di idee, ma come la personificazione stessa delle loro idee. Cosicché l’esilio o la loro uccisione hanno assunto anche un fortissimo connotato simbolico.

About Marco Mignogna

Stoic Life Coach | Ricercatore Spirituale | Divulgatore

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In questo spazio troverai pillole, idee, concetti e pratiche inerenti i miei studi sulla Filosofia Greco-romana, in particolare quella stoica. In questa sorta di blog non esiste un piano editoriale o un filo conduttore che lega ciò che scrivo. Per dirla con Eraclito, tutto scorre…
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